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Autore LA CITTA' PROIBITA
Skualo

Reg.: 01 Mag 2005
Messaggi: 758
Da: Venezia (VE)
Inviato: 15-06-2007 17:08  
quote:
In data 2007-06-13 12:53, Schizobis scrive:

Zhang Yimou è ancora alla ricerca del suo equilibrio, trovare il film che metta d’accordo la sua vena intimista e introspettiva con l’azione spettacolare e l’effetto prettamente estetico. Forse il film che più si avvicina a questa difficile mediazione è La Foresta dei Pugnali Volanti.


Ecco Schizo, io invece avrei detto che la sua opera recente che più soddisfa questa prerogativa fosse proprio questo La Città Proibita. A me sembra proprio un ritorno evidente alle tematiche care di Lanterne Rosse, come avevo già scritto. E senza dubbio è quello (tra Hero e La Foresta dei Pugnali Volanti) dove meno spazio viene dato al genere wuxian. Cmq penso non termini qui il suo discorso autoriale in proposito: lo vedo come un incipit dal sapore di svolta, e mi aspetto una quarta opera che "completi la quadratura del cerchio".

quote:

Yimou non è De Palma e nemmeno Lynch che si permettono di assassinare un genere con la semplice messa in scena del loro talento visionario.


Hehe...discorso pericolosetto.... ma intendi che Yimou non è all'altezza dei primi due, non possiede quel "talento visionario" che appunto è innato e non acquisibile, o che non si azzarderebbe mai in un simile intento - anche potendo?







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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 16-06-2007 00:08  
Personalmente ritengo che il compito, la "preoccupazione", di un artista, di un cineasta nel caso che si contempla, non sia quello di mettere insieme questo con quello.., come, ad esempio spettacolo e poesia... Non serve perchè la vera poesia è anche spettacolo, e viceversa... Non serve separare, cercare fuori quel che risiede nelle profonde dimore dell'essere, e non dell'apparire.

quote:
In data 2007-06-07 09:30, Schizobis scrive:
La mia sensazione a caldo su questo film: cura maniacale del particolare, colori vivissimi (preferenziali accostamenti giallo oro e turchese), scene di massa girate con grande abilità,primi piani intensi su Gong Li (i vecchi amori non si scordano mai!), ombre nere che fanno implodere l'istituto familiare (tra incesti falsi e veri).
Eppure al film manca qualcosa, in termini di sviluppo narattivo e corrispondenza tra pensiero e azione nei personaggi.




Ciò che non convince, ciò che manca, è questa mancata armonizzazione dei vari elementi della messinscena; pur nello sfavillio e nella fascinazioni, il film manca di coerenza e coesione. Si avverte l'ansia di dover rendere conto alla moda, alle esigenze del "mercato", cosa che si traduce in speculazione sicuramente intelligente, sempre di gran gusto, ma e non in sincera i(a)spirazione nel processo creativo. Kaimano.., smettila di paragonare questi ultimi film a Lanterne Rosse! Non basta riproporre alcune inquadrature e movimenti di macchina...



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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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Skualo

Reg.: 01 Mag 2005
Messaggi: 758
Da: Venezia (VE)
Inviato: 16-06-2007 21:42  
quote:
In data 2007-06-16 00:08, AlZayd scrive:
Non serve separare, cercare fuori quel che risiede nelle profonde dimore dell'essere, e non dell'apparire.



Bella frase, che pero' rispecchia una tua personalissima e perciò molto opinabile visione di Cinema.
Bella frase, veramente, che pare più un pensiero sublime di Siddharta che di un cinefilo.
Io ritengo che il Cinema non debba essere necessariamente solo così, ma vedo che assumi posizioni che definire radicali farebbero arrossire un talebano, perchè si sentirebbe un dilettante.

quote:
Kaimano.., smettila di paragonare questi ultimi film a Lanterne Rosse! Non basta riproporre alcune inquadrature e movimenti di macchina...


Mai detto questo: parlavo di tematiche, non di movimenti di mdp (che tu stesso definivi all'inizio inutili...per cui non ti avrei certo contraddetto due volte!) od inquadrature.
Ma cmq. considero Lanterne Rosse 10 spanne più su di questa "Trilogia".
Non è un paragone..... sono reminiscenze.

Devo dire che ho trovato molto interessanti le recensioni tue e di Schizo: ognuno di noi coglie o cerca degli aspetti che in definitiva rappresentano una parte di sè. Ciascuno opera un proprio autonomo percorso di indagine ed è sempre stimolante vedere a quali considerazioni esso conduca.
Sono queste le recensioni che più apprezzo...... leggere sempre le solite interpretazioni "fotocopie" alla lunga stanca.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 17-06-2007 12:48  
Caro Skualo, premesso, dato anzi per scontato, che tutto ciò che (ci) diciamo sia il frutto di personali ed opinabili impressioni ... personali, non vedo cosa vi sia di così radicale e trascendentale nella mia enuncianzione che, sempre a mio avviso, contiene una verità semplicissima, anzi meritevole di essere riaffermata ogni momento in queste vaghezze cinefile in cui è andato a finire che il cinema è diventato la cenerentola delle arti, sorta di zona franca, rifugium peccatorum di tutti quelli che credono che il cinema si possa approcciare, criticare, se ne possa insomma parlare (non dico semplicemente fruire), senza adeguate conoscenze strorico-critiche, o detto in soldoni, senza sapere un cazzo di cinema. Della sua stroria, dei suoi linguaggi, delle sue estetiche con gli annessi, connessi riflessi e (co)incidenze sulla sfera psico-socio-filosofico-esistenziale.

Discorso fatto tante altre volte; riaffiora sempre; ci riprovo ancora una volta con poche e neglette parole, ponendoti una domanda:
perchè mai un qualsiasi appassionato, amante, fruitore più o meno evoluto (che sia anche giovane o giovanissimo) di letteratura conosce David Foster Wallace e pure Omero? oppure, di musica, Berio e i "modi" gregoriani? oppure, di arti figurative, Catteran e Cimabue? E via discorrendo...

Perchè nel cinema, lo stesso appassionato, amante, fruitore, cinefilo.., crede di poter partire dal suo personale ed infruttifero, dunque mistificatorio e fallace punto di vista che vorrei chiamare "anno zero" dell'inconsapevolezza? In questo lassismo, un po' di talebalesimo non ci sta affatto male... Poi è normale che tutti si abbia il diritto/piacere di parlare di cinema ad ogni livello, ma il limite non è in ciò, bensì nella presunzione, spesso figlia di ignoranza. C'è n'è voluto di tempo perchè il cinema fosse riconosciuto come espressione d'arte, la settima per l'appunto, con pari dignità rispetto alle altre arti (le quali sono UNA sola arte); ed ora che.., la facciamo diventare un fenomeno di costume legato all'effimera moda del tempo, un hobby, un passatempo? Anche.., perchè tutto questo, dunque "l'intrattenimento" è parte integrante ed irrinunciabile (nobile, in questa coesione linguistica, stilistica, estestica, "strategica") della poesia. Per tornare al punto di partenza...

Che Lanterne Rosse sia 10 spanne più su di questa "Trilogia", non ci piove, ed è quel che ho inteso dire parlando di involuzione del regista, non per fare un paragone.., nè per reminiscenze..., ma solo perchè le cose stanno così. Un scivolone è ammesso, ma tre, quattro di seguito.., è una tendenza, la precisa e determinatà volontà di cedere alle mode, a ciò che chiede il mercato (lo strapotente mercato americano). Possiamo tollerarlo in un qualsiasi mestierante, esordiente o navigato, non da un maestro del calibro di Z. Y. Che poi certe "tecniche" "trapassate" ricorrano nei suoi ultimi lavori.., mi permetterai che la tecnica è al servizio del linguaggio e dello stile, dei contenuti, dell'estetica, e non viceversa.
Posta la questione in questi termini, la tecnica non serve a nulla.

Intressanti ed apprezzabili anche i tuoi spunti; anche quando non si è d'accordo, anzi, meglio così, si creano delle utili occasioni per meglio approfondire, o più semplicemente confrontarci.


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[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 17-06-2007 alle 12:53 ]

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Skualo

Reg.: 01 Mag 2005
Messaggi: 758
Da: Venezia (VE)
Inviato: 17-06-2007 22:09  
Voglio per un attimo abbandonare il discorso inerente l'opera di Ziymou, per intraprendere un ragionamento più ampio che contempli il generale piuttosto che il particolare. Aiuta molto anche una visione più vasta, che arrivi a comprendere diverse realtà.

Allora, il tuo pensiero sul tipo di approccio alla "Settima Arte" ha sempre rappresentato per me un dolce-fastidioso enigma dicotomico. Mi sono sempre chiesto infatti se per descrivere un'Opera d'Arte fosse necessario possedere come prerequisito analitico generale la conoscenza della semiotica consustanziale al mezzo espressivo utilizzato dall'artista, assieme alla storiografia precedente; e come prerequisito particolare, il contesto storico, politico, sociale nonchè l'intero percorso autoriale dell'artista.
Perchè se da una parte (quella preponderante devo dire) sono spinto (intraprendendola spesso, come con Hitchcock - un autore che amo profondamente) ad una scelta orientata proprio in questo modo, dall'altra mi domando se - come diceva Wilde - un critico non debba essere altro che "colui che può tradurre in una maniera diversa o in un materiale nuovo l'impressione che le cose belle suscitano in lui". Il che significherebbe essere in grado di manifestare (esteriormente) un'impressione prettamente interiore che ciascuno di noi, in quanto dotato di emozioni, è in grado di provare. A qualsiasi stadio e livello esso si trovi, conoscenze semiotico-storiche note o meno. E per me ti giuro, è un vero dilemma. Dilemma in quanto sperimentato direttamente, dilemma dato dal fatto di non riuscire a trovare una risposta soddisfacente.

Ti dirò anzi che spesso mi sono trovato radicato in posizioni assolutistiche estreme (derivate proprio da una troppo - forse - conoscenza dell'Autore e da un'amore gnoseologico-epistemologico estremo) che mi hanno sviato dalla piena, semplice e consapevole fruizione dell'Opera.
Voglio dire: può il nostro "troppo amore" cinefilo (o beffardamente "cinefago") distoglierci inconsapevolmente dall' Essenza dell'Opera stessa?

Io sono il primo a definirmi un "neonato" dal punto di vista cinefilo, anzi sono allo stato embrionale. Ma ciò che più desidero è appunto incedere in quello che necessariamente deve essere un processo di crescita esponenziale, che non voglio pero' radicato di effimeri assolutismi fossilizzanti e fuorvianti (purtroppo inevitabili durante il percorso). E mio malgrado so di averne acquisiti molti.
Niente di meglio della parola greca "krisis" è in grado di descrivere in senso epistemologico questo percorso. Purtroppo tale termine ha assunto ai giorni nostri un significato prettamente negativo, laddove invece originariamente sottendeva ed implicava un processo di crescita attraverso (ma soprattutto mediante) la messa in discussione delle proprie idee e convinzioni più intime....e cosa se non in definitiva la nostra (certamente superficiale) conoscenza del proprio "Essere" fino a quel momento profondamente radicata in noi? (E qui mi rifaccio anche alla tua giustissima osservazione su quella "presunzione, spesso figlia di ignoranza" che permea il pensiero di molti).
Basti pensare alla figura allegorica della crisalide che appunto, attraverso un processo di "morte apparente", di "momentanea sconfitta catartica esistenziale" (che brucia!! altroché se brucia e ferisce l'Ego) rinasce invece a nuova vita, come l'Araba Fenice dotata di nuova e pulsante linfa vitale. Processo di crescita che senz'ombra di dubbio alcuno migliora noi stessi, poichè - a prescindere da qualsivoglia direzione vogliamo intraprendere (buona o cattiva solamente da un punto di vista etico-morale che non mi interessa ora prendere in cosiderazione)- rappresenta un ulteriore passo in avanti verso quel "Conoscere Se Stessi" (il " gnothi sauton, nosce te ipsum" caro a Socrate) che penso sia la meta di tutto il nostro peregrinare esistenziale, lo scopo ultimo della nostra ricerca.

E ancor più questo ragionamento puo' essere rapportato all' Arte Cinematografica, che se vogliamo, ha sempre rappresentato - più di altri - uno strumento semiotico artistico straordinario (di ampia portata e fruibilità) incentrato su una sorta di (falsa?) dicotomia :

  1. "cinema come mezzo di evasione dalla realtà - una realtà che non ci piace e che tendiamo a negare" "Cinema Fabbrica di Sogni";
  2. "e "Cinema come strumento di conoscenza della realtà, - in quanto Arte" (Arte come conoscenza della Realtà attraverso la sua rappresentazione appunto).

E se l'Arte si serve sempre principalemte di due strumenti, l'analogico-percettivo ed il logico-concettuale per il suo scopo - a volte privilegiando l'uno rispetto all'altro, a volte mescolandoli - penso che entrambi siano utili e degni di attente e mirate riflessioni e considerzioni.
Tecnica compresa, che attenzione non è mai fine a se stessa neanche quando sembra cosi' a noi, in quanto strumento adoperato dall'artista per esprimere la propria arte, per plasmare la propria concezione di Realtà, per trasmetterci un pezzo di se stesso, che ci aiuti appunto a conoscere.
E ti assicuro che anche se posso sembrare un tecnofilo, per il fatto che le mie analisi filmiche traggano spunto da un approfondito studio della semiotica registica - comprendente movimenti di mdp, tipo di montaggio, di inquadr.,di fotografia,editing audio - questo rappresenta solo un mezzo per giungere ad altro, al "più profondo", quell' "altro" che anche tu forse ricerchi, ma attraverso un tuo personalissimo percorso che - grazie ad un altro livello di esperienza, background culturale (quel senso di "appartenenza che tenterò di spiegare in seguito) diverso dal mio, si serve di strumenti cognitivi e conoscitivi che sono appunto altri.
Io, appartenendo ad una generazione diversa, utilizzo i mezzi conoscitivi che forse ritengo più congeniali al mio "Essere Attuale". Ecco perché quando affermi "inutili movimenti di mdp" mi sorprendi (anche perché inutili non sono, in quanto voluti, studiati e ricercati dal regista - l'Autore stesso - e pregni perciò di profondi messaggi) e propendo quindi ad un tuo naturale - quanto sacrosanto - sfogo. Non sono altro che segni, codici trasmessi dall' autore che vanno appunto interpretati. Ma ce ne sono altri, una miriade, e la cosa meravigliosa è data dal fatto che ciascuno di noi - a qualsiasi stadio esso si trovi - è in grado (naturalmente volendolo) di cogliere quelli a lui congeniali, quelli che la sua propria particolare realtà congiunturale presente (lo stadio del proprio percorso di ricerca esistenziale) gli permette di percepire - in quel preciso momento. Quindi "inutili" in quanto non congeniali al tuo intimo percorso di ricerca, in quanto hai maturato col tempo un sistema cognitivo in grado di raggiungere la "meta" attraverso altre strade, senza di essi perchè non ne hai bisogno. E allora si, capisco e condivido.

Ora tu giustamente hai sottolineato questa sorta di contaminazione relativista (tipica dell'epoca in cui viviamo) nelle ultime opere di Ziymou. E nessuno nega sia cosi'. Un relativismo che - ce ne stiamo accorgendo tutti - sembra di tipo prevalentemente culturale e religioso, ma comprendente in realtà i più svariati settori, un relativismo dovuto all'abbattimento rivoluzionario, rapidissimo (e spiazzante!)dei confini (e lo vediamo straordinariamente ogni giorno tramite "Internet"), un relativismo che mina pero' le nostre conoscenze più intime e radicate, quel senso di "appartenenza" così forte (non innato, ma acquisito col tempo, derivante dalle nostre personalissime "barriere mentali" e dalla Storia).
Barriere mentali che io, tu, tutti noi possediamo. Dolci-amare barriere che proteggono ma nello stesso tempo minano la nostra libertà di pensiero, quella libertà appunto di "espandere il pensiero".

Un relativismo appunto che nel Cinema diventa una sorta di "Contaminazione sui Generis".
E credimi, la mia non è affatto un'apologia alla tecnica (che cmq secondo me, in quanto medium espressivo dell'Artista - e quindi dell'Uomo - non è mai fine a se stessa ed inutile orpello stilistico-estetico-masturbatorio, ma invece inscrivibile pienamente nell'ambito artistico come codice e segno utile alla comprensione, all'esplicitazione dell'opera stessa).

Sono comunque diviso, attualmente, da due particolarismi concettuali riguardo il Cinema: da una parte quello legato al "mio senso di appartenenza", comprendente le basi storiche, la mitizzazione di una supposta "Età dell'Oro" inscritta nel passato (il culto dei Grandi Autori) e difficilmente riscontrabile nel presente (e il paragone tra le opere prime e quelle contemporanee di uno stesso autore), e l'altra che ricerca una comprensione assiema ad una serena valutazione del Tempo Presente, del Cinema Contemporaneo, dei nuovi autori, delle nuove tecniche, dei nuovi mezzi espressivi (es la CG). E se risulta difficile per me (che tutti i giorni ho a che fare - per lavoro - con l'alta tecnologia (nel campo del digitale)), immagino come lo sia per generazioni con alle spalle più esperienza della mia.
E mi interrogo se quella che pure io sono portato a definire "involuzione artistica di Ziymou", non rappresenti invece una sorta di nostro paradosso mentale; voglio dire: è possibile che un autore - considerando sempre quel famoso processo di crescita costante cui accennavo all'inizio - si trovi in un 'involuzione...... o che questa invece sia tale solo ai nostri occhi, forse incapaci di cogliere il significato profondo dei media del presente? (Mezzi e strumenti contemporanei incentrati su un uso smodato e bulimico della tecnologia, ma tecnologia - o tecnofilia? - generata non da entità altre.... ma da noi stessi che viviamo nel presente).
Quante volte infatti un'opera è stata profondamente rivalutata solo dopo molti anni?
E' forse una nostra atavica incapacità a vivere il e nel Presente, a capirlo, a concettualizzarlo, una fuga dalla realtà, un rintanarci verso la contemplazione del "Bello" insito nel Passato, più consono (forse utopisticamente) alla nostra indagine attuale?

Un dilemma che attualmente non so risolvere, un' elucubrazione forse in quanto non mi porta - per adesso - ad una conclusione.

Parafrasando un po' un'aforisma di Hitch, forse a volte sarebbe bene che tutti noi non dimenticassimo che "in fondo, si tratta solo di un film" ?

Hehe....già questo thread su Ziymou era semi-deserto (ma si sa, Autore di nicchia)...ora mi sa che scapperanno via tutti...
Avrei molto altro da dire ma mi fermo qui... e meno male diranno molti hahahah... e come dar loro torto?

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[ Questo messaggio è stato modificato da: Skualo il 19-06-2007 alle 22:16 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 18-06-2007 01:59  
Dammi un po' di tempo...


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Skualo

Reg.: 01 Mag 2005
Messaggi: 758
Da: Venezia (VE)
Inviato: 19-06-2007 09:16  
Tranquillo Al..... capisco perfettamente.
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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 19-06-2007 13:24  
quote:
In data 2007-06-17 22:09, Skualo scrive:


E mi interrogo se quella che pure io sono portato a definire "involuzione artistica di Ziymou", non rappresenti invece una sorta di nostro paradosso mentale; voglio dire: è possibile che un autore - considerando sempre quel famoso processo di crescita costante cui accennavo all'inizio - si trovi in un 'involuzione...... o che questa invece sia tale solo ai nostri occhi, forse incapaci di cogliere il significato profondo dei media del presente? (Mezzi e strumenti contemporanei incentrati su un uso smodato e bulimico della tecnologia, ma tecnologia - o tecnofilia? - generata non da entità altre.... ma da noi stessi che viviamo nel presente).
Quante volte infatti un'opera è stata profondamente rivalutata solo dopo molti anni?
E' forse una nostra atavica incapacità a vivere il e nel Presente, a capirlo, a concettualizzarlo, una fuga dalla realtà, un rintanarci verso la contemplazione del "Bello" insito nel Passato, più consono (forse utopisticamente) alla nostra indagine attuale?



mi verrebbe di rispondere "no, nel caso in questione(yimou), no."
ma farei un torto al tuo lungo e interessante discorso
poi visto che la domanda era rivolta ad Alzayd attendo con ansia una delle sue sontuose risposte.
che a questo punto suo malgrado non può esimersi dal dare

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 20-06-2007 02:10  
Verrò, verrò.., ma a mente sgombra, anzi carica.., ora mi sento leggero leggero, preso più dal fugace e veloce intrattenimento...
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bunch311

Reg.: 20 Gen 2005
Messaggi: 430
Da: roma (RM)
Inviato: 21-06-2007 15:06  
riassumendo skualo,sperando di non travisarlo,ma ho poche ore di sonno alle spalle.
l'accusa che muove è un accusa metodologica(se di accusa si puo parlare).come il poststrutturalismo metteva in crisi lo strutturalismo,ma ribaltare un sistema significava proporre(almeno nel caso di derrida e soci)un approccio più ampio e forse migliore(chissà)ma sempre di un ulteriore metodo si trattava
quindi perchè non tornare semplicemente a sentire il film,a non cercare(almeno da subito)i segni,le intercapedini del senso,la logica.sentiamo!
lasciamo che il nostro cervello invece di avventurarsi subito in intepretazioni verbalizzando(discorso interiore dei formalisti)le immagini,la sensazione,possa godere di quella fase prelogica cara al buon ejzenstein e a cui aspira(certamente)il maestro americano vivente che si chiama david lynch.
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"tutti sognamo di tornare bambini,anche i peggiori di noi,anzi forse loro lo sognano più di tutti" il mucchio selvaggio

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Skualo

Reg.: 01 Mag 2005
Messaggi: 758
Da: Venezia (VE)
Inviato: 25-06-2007 10:03  
quote:
In data 2007-06-21 15:06, bunch311 scrive:
perchè non tornare semplicemente a sentire il film,a non cercare(almeno da subito)i segni,le intercapedini del senso,la logica.sentiamo!
lasciamo che il nostro cervello invece di avventurarsi subito in intepretazioni verbalizzando(discorso interiore dei formalisti)le immagini,la sensazione,possa godere di quella fase prelogica cara al buon ejzenstein



Beh Bunch, questo però "potrebbe" rispecchiare solo una parte del mio discorso, che appunto comprendeva temi più ampi: se potessi "sintetizzarlo" in questo - credimi - esso non costituirebbe quel dilemma di cui parlavo.

Hehe non pensavo de avè pure il portavoce.... cavolo come il Berlusca!!
Sei il mio Bonaiuti Fico pero'........ Stamo attenti ai collassi post-visione pero'...hehehehe

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[ Questo messaggio è stato modificato da: Skualo il 25-06-2007 alle 10:08 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 26-06-2007 14:48  
Porca miseria, con tanta carne al fuoco ancora non mi decido se assaggiare per prima la salsiccia o la succulenta fiorentina... In realtà sono ancora in fase di percezione olfattiva.., annuso i profumi.., poi inizierò ad analizzare nei dettagli le cibarie; nel frattempo tieni il fuoco vivo Skualo, sperando che non si bruci.., prima o poi arrivo.
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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 27-06-2007 08:27  
leggere le scaramucce iniziali tra tre utenti da pantheon del forum e sopratutto vedere sandrix moderare è stato veramente suggestivo. Mi avete fatto divertire perchè avete fatto tutto con grande intelligenza e la sopraffina professionalità che sempre vi distingue (grande peppe, ah, no, adesso oltre al cognome il nome...scusate).Torniamo al tomo di skualo...

Voglio dire: può il nostro "troppo amore" cinefilo (o beffardamente "cinefago") distoglierci inconsapevolmente dall' Essenza dell'Opera stessa?(skualo)

per forza si, non potremmo mai con tanta esperienza di racconto assimilato vedere il film come una lavagna non scritta (motivazione per cui le recensioni andrebbero lette dopo aver visto il film e non prima), unica fase della percezione perfetta. Paradossalmente il troppo sapere inficia e contrasta la lettura, vivendo di parametro ed influenzata cognizione. E l'opera wuxia di Zymou in fondo ha troppi parametri del passato per vivere di linfa totalmente personale, sia radicalizzata nei classici della letteratura che nei classici del cinema (Kurosawa e Ran, purtroppo misconosciuto se non addirittura dimenticato dal grande pubblico). Per questo motivo io preferisco lavori dell'autore molto più personali e meno appariscenti (e il trattamento dato a Mille miglia lontano che si colloca tra i wuxia ci fa comunque capire quanto poco interessi al pubblico e ai distributori un cinema più vero e di minori lustrini e tigre e dragone e matrixderivazionieffetti). Assaggiare le opere con il gusto del fanciullo e dello scolaro al primo giorno di scuola? suggestivo e pregnante, ma in fondo neppure giusto perchè si favorisce l'autore che potrebbe ingannarci prendendo a piene mani e rubando senza pagare dazio farina di altro sacco.

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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT

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utopia


Reg.: 29 Mag 2004
Messaggi: 14557
Da: Smaramaust (NA)
Inviato: 27-06-2007 08:37  
Letto qualcosuccia su questo film, mi ha incuriosita abbastanza...
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Tutto dipende da dove vuoi andare... Non importa che strada prendi!

Happiness only real when shared.

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Skualo

Reg.: 01 Mag 2005
Messaggi: 758
Da: Venezia (VE)
Inviato: 27-06-2007 23:36  
quote:
In data 2007-06-27 08:27, kubrickfan scrive:
vedere sandrix moderare è stato veramente suggestivo.



Haha....la trasposizione di Madsen alias Bob di "Sin City"

quote:
kubrickfan scrive:

- per forza si, non potremmo mai con tanta esperienza di racconto assimilato vedere il film come una lavagna non scritta....

- Assaggiare le opere con il gusto del fanciullo e dello scolaro al primo giorno di scuola? suggestivo e pregnante, ma in fondo neppure giusto perchè si favorisce l'autore che potrebbe ingannarci prendendo a piene mani e rubando senza pagare dazio farina di altro sacco.



Hehe....anche per te questo e' un dilemma vedo.

Ma la via d'uscita dal dedalo?

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[ Questo messaggio è stato modificato da: Skualo il 27-06-2007 alle 23:39 ]

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